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Molti anni fa durante uno dei tanti viaggi ci siamo trovati immersi in una natura fantastica dove tutto si completava a vicenda, si percepiva chiaramente che ogni elemento aveva il proprio scopo la propria posizione essenziale per ciò che lo circondava.
L’armonia degli elementi era così perfetta, naturale e incredibilmente evidente, in quella situazione si percepiva l’abbraccio della natura incondizionato e accogliente ed era chiaro in noi che con estremo rispetto avremmo potuto essere parte di quell’equilibrio con un dare e avere reciproco.
Tutto quello che avevamo sempre sentito, imparato, studiato veniva in quel momento sepolto da qualcosa di più grande, ancestrale che sentivamo dentro da sempre ma che non era ancora esploso ed è stata una rinascita avvolta da un’energia enorme che ci ha spinto da subito in questo nuovo percorso.
Tutti i nostri vigneti sono da sempre coltivati con il protocollo biologico, oltre quindici anni fa lo scetticismo di molti si è da subito trasformato in stupore per gli ottimi raccolti al pari delle coltivazioni convenzionali ricche di chimica.
La vera svolta è stata lo sposare la Biodinamica di Rudolf Steiner e la volontà di portare la vita in campagna non di toglierla, la terra deve essere ricca di vita, di fertilità e in equilibrio solo così la pianta ne trae nutrimento e potrà crescere forte e sana e riuscire a difendersi quando ve ne sarà bisogno.
Il progetto della nuova cantina è stato discusso a lungo con decine e decine di simulazioni lavorando sempre su un concetto di base che abbiamo fatto nostro fin dal principio ovvero potenziare la vita sotto la pianta. È nel terreno che la pianta affonda le proprie radici per nutrirsi e nella biodinamica la verifica dell’apparato radicale della pianta è l’indice principale di aver effettuato un buon lavoro.
Il terreno deve essere fertile ricco di massa organica e di vita, sotto il vigneto c’è una popolazione molto attiva che contribuisce alla buona riuscita del nostro lavoro. Ecco che la cantina si è sviluppata completamente sotto terra e lì ci sarà il lavoro di molte persone che si prenderanno cura dei preziosi grappoli prima e del vino poi.
Dalla terra il flusso energetico sale verso la pianta guardando l’universo ecco che trova un significato ancora più forte e potente la conformazione della cantina che permette di contemplare il cielo accolti dall’abbraccio delle colline.
Le energie da mettere in campo sono molte durante tutto l’arco dell’anno, la biodinamica è un percorso affascinante che richiede costanza e continuo confronto e studio, lavorazioni manuali portate avanti con passione e perseveranza e quando arriva il periodo della raccolta la soddisfazione è immensa, un dono che la natura ci concede sano, ricco di energia positiva e dal sapore sorprendente.
Per ogni appezzamento vengono selezionati manualmente i grappoli migliori, colti con le giuste condizioni e portati con estrema cura nelle mani degli enologi. Nessun acino deve rompersi prima del previsto e le temperature devono essere quelle ideali solo così possiamo ottenere i migliori risultati. Abbiamo dei protocolli di lavorazione delle varie uve che vengono aggiornati di anno in anno in funzione dell’andamento di campagna e delle analisi sulle uve in maturazione così da valorizzare sempre al meglio i frutti raccolti.
Continuiamo a dedicare molto tempo allo studio delle tecnologie presenti nel mercato e ad elaborare nostre soluzioni per le lavorazioni delle uve, per la maturazione in botti di diverse forme e materiali e per gli affinamenti. Al termine del processo acini, bucce e raspi vengono valorizzati ulteriormente nel nostro impianto di recupero d’energia dove le biomasse inserite fermentano generando gas ricchi di metano utilizzati poi per generare energia elettrica e calore, la biomassa alla fine del ciclo di fermentazione viene rimessa in campo quale eccezionale ammendante organico, un processo circolare che si chiude perfettamente.
Il luogo più celebre di Venezia è Piazza San Marco, l’unica nel centro storico ad essere caratterizzata dal toponimo “piazza”: le altre sono chiamate invece “campi” o “campielli”. La Basilica di San Marco è rivestita da mosaici che raccontano la storia di Venezia, assieme ai bassorilievi che raffifigurano i mesi dell’anno e gli antichi mestieri. Sopra la porta principale, i quattro cavalli bronzei di Costantinopoli che furono trasportati a Venezia in seguito alla quarta Crociata del 1204.
La pianta a croce greca è sovrastata da cinque grandi cupole. L’interno è rivestito di mosaici a fondo oro che raffifigurano passi biblici e allegorici. I sestieri della città antica si articolano intorno alla doppia ansa del Canal Grande, la via d’acqua principale da cui si snoda una fifitta rete di circa 158 canali minori.
Il Canal Grande, è attraversato da quattro ponti: il ponte di Rialto è il più antico, opera di Antonio Da Ponte, sorse nel 1591; il ponte dell’Accademia, interamente in legno; il ponte degli Scalzi, quest’ultimi costruiti sotto la dominazione asburgica e ricostruiti nel XX secolo; infifine il ponte della Costituzione, posto in opera nel 2008 su progetto dell’architetto Santiago Calatrava.